Il Consiglio regionale dell’Umbria ha iniziato il confronto sul Documento annuale di programmazione 2013 – 2015. Dopo la relazione di maggioranza, svolta da Renato Locchi (Pd), Andrea Lignani Marchesani (Fd’I) ha illustrato la posizione della minoranza, annunciando voto contrario.
Subito dopo le relazioni di maggioranza e di minoranza sono iniziati gli interventi in Aula dei consiglieri
Questa la sintesi dell’intervento di Luca Barberini (Pd):
“Concordo con le considerazioni del relatore di maggioranza che ha parlato di crisi
economico-finanziaria, ma anche e soprattutto da una crisi della politica
cheda troppi anni, non riesce a dare risposte.
L’esame del Dap non può
prescindere dal dato del debito pubblico ‘mostro’ che grava sulle spalle
degli italiani, una situazione questa che è stata ben rappresentata dal
relatore di maggioranza e che è presente senza finzioni nel documento. Da
questa grave situazione si può tentare di uscire fornendo dei segnali di
discontinuità. Senza scomodare la crisi del ’29, ricordo quella del ’93 di
natura inflattiva, che il Governo Ciampi affrontò, com’era giusto che
fosse, con un occhio rivolto all’interno. Ma oggi il problema è la
crescita: guardare quindi al di là dei nostri confini. L’economia globale ha
oggi come nuovi protagonisti Paesi un tempo arretrati, e tutto ciò anche
nella riflessione sul nostro Documento di programmazione non dobbiamo
dimenticarlo. Rispetto a questo dinamismo in Italia siamo troppo fermi, da
troppi anni, occorre quindi coraggio per ripartire.
Indico tre punti: per
prima cosa bisogna fare presto e qui dobbiamo riconoscere che discutere oggi, a fine marzo del Dap sia un po’ in ritardo rispetto alle esigenze e ai
tempi imposti dalla crisi. E va riconosciuto alla opposizione senso di
responsabilità nel non aver utilizzato tattiche ostruzionistiche.
La seconda
questione questione riguarda la necessità di essere innovativi, dando
letture diverse dei fenomeni. Non credo, come alcuni, che dalla crisi nascano
necessariamente nuove opportunità, però una lettura diversa può e deve
essere data.
La terza questione riguarda la necessità di tornare a crescere,
perché non c’è distribuzione di risorse, non c’è equità, non c’è
attenzione, se non si torna a crescere. Penso che il riferimento alla
decrescita ‘felice’, al PIL che non è un misuratore vero della situazione,
ma da aggiustare con il ‘PIL misuratore del benessere equo e sostenibile’,
siano belle parole, ma di scarta coerenza e utilità. Bene lo stop alla
crescita fiscale. La battaglia vera è far pagare le tasse a chi oggi non le
paga, perché è dimostrato che alzando i livelli fiscali si abbassa il
gettito. Gli amici della maggioranza che hanno proposto la rimodulazione
fiscale hanno individuato il problema ma sbagliate la diagnosi e la cura.
Dare più centralità alla questione del rapporto con l’Unione europea;
occorre rendere più vicina questa istituzione alle realtà territoriali, e
il Consiglio regionale deve avere la possibilità di discutere e valutare le
politiche di programmazione dei fondi comunitari, cosa mai fatta finora.
Sulle aziende pubbliche occorre direche non esistono solo Web red e Umbria
mobilità, ma una serie di altre aziende che rappresentano uno spaccato
importante dal punto di vista economico ed occupazionale della regione.
Occorre colmare quel vuoto di strategie di cui siamo responsabili, garantendo
più attenzione ad esse, magari attivando un tavolo di confronto regionale.
Necessario inoltre accelerare l’attuazione della semplificazione
amministrativa per razionalizzare risorse e rendere più efficaci e
funzionali allo sviluppo i servizi. Occorrono infine scelte coraggiose nella
spesa, spendere meglio per dare risposte più ampie su tre direzioni:
pagamento dei debiti della PA; supporto a chi perde lavoro; sostegno alla
ricerca e all’innovazione”.