«L’idea di definire il riassetto istituzionale della nostra regione all’interno di enti e palazzi, senza ascoltare i cittadini è pericolosa e antidemocratica: l’unica strada percorribile è quella di coinvolgere i cittadini e i territori, dando voce alle comunità locali e competenza decisionale ai Consigli comunali interessati, come stabilito dalla Costituzione italiana, la cui dignità non può essere violata o ricordata a intermittenza».
Lo afferma in una nota il consigliere regionale del Partito democratico Luca Barberini, intervenendo sulle questioni della riforma delle Province e del riordino territoriale dell’Umbria.
«Non possiamo ignorare il parere dei cittadini – sottolinea l’esponente del Pd – e imporre scelte calate dall’alto su temi così sentiti, che riguardano storia e tradizioni delle comunità locali. Prima di assumere qualsiasi decisione, è fondamentale ascoltare e coinvolgere nella discussione chi li incontra quotidianamente e sa meglio interpretarne i bisogni, chi li rappresenta nel primo livello istituzionale e di rappresentanza democratica e cioè i Sindaci e i Consigli comunali. Se così non fosse si commettere il grave errore politico di negare ai cittadini la possibilità di esprimere le proprie valutazioni ed esigenze, minando i concetti stessi di democrazia e di rappresentatività.
I Consigli comunali devono poter decidere il destino e il futuro delle comunità che rappresentano, esprimendo pareri vincolanti: non possiamo trincerarci dietro assurdi formalismi legislativi (procedure non previste dalla legge) e decidere di non ascoltare la voce delle comunità per poi accorgerci, con stupore, che le persone sono sempre più lontane da politica e istituzioni e hanno un basso grado di fiducia in esse.
Riguardo la riforma delle Province – prosegue Barberini – non possiamo ignorare secoli di convivenza o distruggere, con decisioni affrettate e prese sulla carta, i legami costruiti nel corso degli anni: le architetture istituzionali vanno pensate per essere utili e non come salvagenti a favore di qualcuno o qualcosa.
In generale, per quanto riguarda il riassetto regionale, credo che sia prima necessario capire che cosa devono fare gli enti coinvolti, verificare che non ci siano duplicazioni e sovrapposizioni di competenze e poi definire la loro dimensione ottimale, stabilendo chi deve fare cosa, senza pregiudizi o preconcetti, consapevoli del fatto che l’Umbria è una regione di piccole dimensioni. È il momento di abbandonare soluzioni e proposte di ingegneria istituzionale per pensare ad un’Umbria con una diversa organizzazione complessiva, lavorando per un’identità che rafforzi le ragioni dello stare insieme tra persone, comunità e territori, altrimenti, tra non molto, rischiamo il venir meno della nostra stessa esistenza come regione».
Il consigliere del Pd replica, infine, al capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Raffaele Nevi, che ieri si era espresso sul tema del riordino delle Province, affermando che “qualche problema lo deve avere (o forse è troppo preso da un diverso ruolo che prova a esercitare sotto traccia) se da profondo assertore dell’eliminazione delle Province arriva a trasformarsi in strenuo difensore del mantenimento di due nella nostra regione, dicendo peraltro cose opposte a quelle sostenute dal suo compagno di partito Lignani Marchesani” e che “è inaccettabile e ingiustificabile bacchettare il Sindaco di Spoleto per aver espresso la propria idea e per aver chiesto di essere coinvolto, insieme alla città che rappresenta, nelle decisioni che li riguardano direttamente”.