SISTRI INATTUATO, DISAGI PER IMPRESE UMBRE – Mozione per porre il problema in conferenza Stato-Regioni: disatteso il sistema previsto dalla finanziaria 2008

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“Dopo aver inutilmente atteso due anni,
cinque rinvii e tre Decreti, ancora non vede la luce il sistema di
tracciabilità dei rifiuti (Sistri) previsto dalla legge finanziaria del
2008”. <br> <br>Così i consiglieri regionali del Pd, Andrea Smacchi e Luca
Barberini che annunciano la presentazione di una mozione con la quale si
invita la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini a rappresentare
con forza in sede di Conferenza Stato–Regioni la questione dei “forti
disagi subiti dalle piccole e medie imprese che operano in Umbria, che nel
biennio 2009–2010 hanno regolarmente versato le quote al Sistri senza
ricevere alcun servizio, per cercare di arrivare ad un deliberato che preveda
la restituzione delle quote stesse”.

“Il Sistri – spiegano Smacchi e Barberini – nasceva con l’obiettivo di
permettere l’informatizzazione dell’intera filiera dei rifiuti speciali a
livello nazionale e dei rifiuti urbani per la Regione Campania, per inasprire
la lotta alla illegalità nel settore dei rifiuti speciali e, in particolare,
per mettere ordine a un sistema di rilevazione dei dati che potesse
facilitare i compiti delle autorità di controllo. La legge ‘148/2011’ in
vigore dal 17 settembre 2011 – aggiungono – contiene al suo interno il
reintegro del Sistri a partire dal prossimo 9 febbraio 2012, con l’unica
eccezione per i produttori di rifiuti pericolosi fino a 10 dipendenti, per
questi ultimi la piena operatività non potrà avvenire prima del 1 giugno
2012 e dovrebbe essere emanato un decreto ad hoc da parte del Ministero
dell’Ambiente. Ad oggi – sostengono i due consiglieri del PD – ammontano a
ben 80 milioni di euro le somme versate da parte di più di 350mila imprese
italiane e non ancora utilizzate. Anche in Umbria tantissime aziende,
soprattutto a conduzione familiare, hanno subito questo danno versando dai
300 ai 500 euro annui senza avere nessun servizio. E a questi soggetti
imprenditoriali che lottano quotidianamente per rimanere sul mercato –
concludono Smacchi e Barberini -, occorre dare una risposta”.

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