«Trasformare in strutture polifunzionali gli uffici postali periferici a rischio chiusura, per salvare presidi e servizi fondamentali per i territori marginali e disagiati».
È la proposta dei consiglieri regionali del Pd Andrea Smacchi e Luca Barberini “per evitare la soppressione, annunciata da Poste Italiane, di numerosi sportelli postali situati nelle zone periferiche dell’Umbria”.
«La discussione aperta su questo tema – spiegano i due esponenti del Pd – non deve diventare un’ennesima guerra fra poveri, ma occorre trovare soluzioni idonee rispetto a ogni singolo ufficio postale a rischio soppressione, attraverso un’azione politica e istituzionale sinergica che veda in prima linea la Regione e i Comuni interessati. Dagli ultimi incontri fra le organizzazioni sindacali e la direzione di Poste Italiane, sembra essere emersa la volontà di mantenere operativi tutti gli sportelli periferici che operano full time, mentre per quanti hanno aperture cadenzate settimanalmente sembra imminente la chiusura. In pratica, su 50 uffici ne verrebbero salvati 23 (17 nella provincia di Perugia e 6 in quella di Terni), mentre ne scomparirebbero 27, di cui 20 nel Perugino e 7 nel Ternano. Comprendiamo la necessità di Poste italiane di razionalizzare i costi, ma la gestione del processo di liberalizzazione non può prescindere dall’importante ruolo sociale di questa azienda che, è bene ricordalo, beneficia di corrispettivi statali per erogare e garantire un cosiddetto servizio universale. Poste italiane dovrebbe, pertanto, valutare con le istituzioni locali la possibilità di trasformare i presidi a rischio chiusura in sportelli polifunzionali, all’interno dei quali far confluire servizi di pubblica utilità per i cittadini. In questo contesto – proseguono Smacchi e Barberini – abbiamo cercato da subito, incontrando non poche difficoltà, di contattare la direzione provinciale di Poste italiane per concordare un incontro attraverso il quale capire i margini di manovra su cui poter operare, in stretta sinergia con gli amministratori locali. Dopo una lunga trafila, ci è stato detto che sarebbe stato possibile stabilire una data solo a settembre prossimo causa ‘chiusura estiva’. Ci auguriamo che sia stato solo uno spiacevole malinteso, anche perché, se così fosse, sarebbe meglio chiudere le direzioni piuttosto che gli uffici. Auspichiamo, quindi, un diverso atteggiamento di Poste italiane e una maggiore disponibilità al confronto per trovare la soluzione più adatta per salvaguardare la presenza di servizi importanti per i cittadini».